"NON FARE AGLI ALTRI CIO'CHE NON VUOI SIA FATTO A TE". (quod tibi fieri non vis, alteri ne feceris). Questa frase compendia tutta la morale cristiana. L'imperatore Alessandro Severo la fece scrivere nel suo palazzo e nei suoi uffici.





LA MUSICA PER ME E' TERAPEUTICA, E' UNA FORMA DI PREGHIERA CHE VA AL DI LA' DELLE PAROLE DEL TESTO. E' UN GRANDE AMORE, L'ASCOLTO SEMPRE ANCHE QUANDO DORMO. ALLORCHE' LE NOTE ARRIVANO AI MIEI ORECCHI L'ANIMA DANZA NELL'INFINITO CIELO DELL'ARMONIA E DELLA PACE.







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domenica 19 agosto 2018

9CARD. JEAN-LOUIS TAURAN


La risposta cristiana al problema del male si colloca dunque nell'avvenimento della morte e della Resurrezione di Gesù: Possiamo scendere agli inferi, inferi del nostro peccato, della nostra sofferenza, della nostra morte, ritroviamo sempre Cristo che ci precede e ci aspetta per uscirne con noi. Perché Dio non viene fino a noi per abbandonarci nell'abisso ma per salvarci. Con Lui è sempre la vita che ci raggiunge. Certo Gesù non ci ha dato spiegazione sull'origine del male ma è venuto a dare un senso alla nostra condizione umana segnata dall'ambiguità e dalla precarietà. Dopo la Pasqua nessuno di noi è solo sulla strada. Dal momento che mi avvio a concludere il mio discorso, vorrei farvi una confidenza: ogni volta che mi sono confrontato nella mia vita personale o nell'esercizio del ministero sacerdotale con delle situazioni di estremo sconforto spirituale di fronte alla sofferenza, all'ingiustizia o alla morte, ho trovato un grande conforto in questa frase di Paul Claudel: «Cristo non è venuto a sopprimere la sofferenza. Non è neanche venuto a spiegarla. E venuto a riempirla della sua presenza». Sì, nel cuore delle nostre tribolazioni, fino all'ultimo viaggio, Gesù sarà al nostro fianco: dipenderà da noi tendere la nostra mano verso la sua. In questa prospettiva, vorrei leggervi una testimonianza sconvolgente, quella di un superstite del campo di sterminio di Auschwitz. Si è detto che dopo Auschwitz non si può più parlare della sofferenza e del male come prima. E io credo che questo sia proprio vero. Ascoltate bene! Queste sono parole di fuoco, Elie Wiesel, scampato ad Auschwitz, racconta dunque, nel suo libro «Night»: «Le SS impiccarono due ebrei e un adolescente davanti a tutti gli uomini del campo. Gli uomini morirono rapidamente, l'agonia dell'adolescente durò una mezz'ora. "Dov'è Dio? Dov'è?' domandò qualcuno dietro di me. Mentre l'adolescente si dibatteva ancora all'estremità della corda, sentii l'uomo chiedere di nuovo: "Dov'è Dio adesso?», e sentii una voce rispondere dentro di me: "Dov'è? È qui. È appeso al patibolo"». Non c'è altra risposta. Nessun commento sarebbe adeguato. Tutt'al più, possiamo dal profondo del nostro cuore ripetere la preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato e lasciato in eredità: «Padre nostro... liberaci dal male». 
Da L’Osservatore Romano – venerdì 10 agosto 2007