La risposta cristiana al problema del male si colloca dunque
nell'avvenimento della morte e della Resurrezione di Gesù: Possiamo scendere
agli inferi, inferi del nostro peccato, della nostra sofferenza, della nostra
morte, ritroviamo sempre Cristo che ci precede e ci aspetta per uscirne con
noi. Perché Dio non viene fino a noi per abbandonarci nell'abisso ma per
salvarci. Con Lui è sempre la vita che ci raggiunge. Certo Gesù non ci ha dato
spiegazione sull'origine del male ma è venuto a dare un senso alla nostra condizione
umana segnata dall'ambiguità e dalla precarietà. Dopo la Pasqua nessuno di noi
è solo sulla strada. Dal momento che mi avvio a concludere il mio discorso,
vorrei farvi una confidenza: ogni volta che mi sono confrontato nella mia vita
personale o nell'esercizio del ministero sacerdotale con delle situazioni di
estremo sconforto spirituale di fronte alla sofferenza, all'ingiustizia o alla
morte, ho trovato un grande conforto in questa frase di Paul Claudel: «Cristo
non è venuto a sopprimere la sofferenza. Non è neanche venuto a spiegarla. E
venuto a riempirla della sua presenza». Sì, nel cuore delle nostre
tribolazioni, fino all'ultimo viaggio, Gesù sarà al nostro fianco: dipenderà da
noi tendere la nostra mano verso la sua. In questa prospettiva, vorrei leggervi
una testimonianza sconvolgente, quella di un superstite del campo di sterminio
di Auschwitz. Si è detto che dopo Auschwitz non si può più parlare della
sofferenza e del male come prima. E io credo che questo sia proprio vero.
Ascoltate bene! Queste sono parole di fuoco, Elie Wiesel, scampato ad
Auschwitz, racconta dunque, nel suo libro «Night»: «Le SS impiccarono due ebrei
e un adolescente davanti a tutti gli uomini del campo. Gli uomini morirono
rapidamente, l'agonia dell'adolescente durò una mezz'ora. "Dov'è Dio?
Dov'è?' domandò qualcuno dietro di me. Mentre l'adolescente si dibatteva ancora
all'estremità della corda, sentii l'uomo chiedere di nuovo: "Dov'è Dio
adesso?», e sentii una voce rispondere dentro di me: "Dov'è? È qui. È
appeso al patibolo"». Non c'è altra risposta. Nessun commento sarebbe
adeguato. Tutt'al più, possiamo dal profondo del nostro cuore ripetere la
preghiera che Gesù stesso ci ha insegnato e lasciato in eredità: «Padre
nostro... liberaci dal male».
Da L’Osservatore Romano – venerdì 10 agosto 2007